di Martina Mussa
Quante volte gli studenti hanno ripetuto o ripetutamente ascoltato queste parole?
"Ma cosa studi il greco a fare? Tanto è una lingua che non parla più nessuno", " Non serve a niente". Gli studenti del
liceo classico si sono scontrati ripetutamente con l'ottusità di coloro che credono che le lingue morte si studino per essere parlate. Ammettiamo pure che studiare i paradigmi greci non mi garantirà il successo, che conoscere le orazioni di
Cicerone non farà necessariamente di me un famoso scrittore. Esse non forniscono né conoscenze né saperi pratici, ergo in un mondo moderno e tecnologico come il nostro sono classificate come inutili. La società ci ha insegnato che per avere un futuro bisogna studiare solo ciò che è veramente importante inserire nel proprio curriculum, cose come "approfondita conoscenza di una lingua straniera" e " ottime competenze in programmi informatici". In una
digital society come la nostra, il liceo classico è considerato superfluo. Sapere non è più importante.
La maggior parte dei nativi digitali comunque è più o meno bilingua, sa usare i computer meglio della generazione precedente.
Insomma, oggi la cultura non dà da mangiare. Quindi avete ragione, voi che snobbate il liceo classico e le lingue morte: non servono a nulla nella vita pratica.
Ma a questo proposito vorrei ricordare un uomo, che si chiamava
Adriano Olivetti, che assumeva tutti i laureati in materie umanistiche, che avevano fatto la tesi su
Aristotele o
Tucidide, e dopo averli fatti lavorare in fabbrica per un certo periodo di tempo, li rendeva menti altamente produttive per un futuro tecnologico. Il liceo classico non è esclusivamente per quegli studenti che si iscriveranno alla facoltà di lettere, ma anche per quelli che prediligono le materie scientifiche.
Comunque, non ci dobbiamo dimenticare che noi siamo la patria di
Greci e
Romani, che hanno piantato le fondamenta della nostra cultura e della nostra identità sociale; noi siamo i neo-latini che usano lo smartphone,ma che non sanno scrivere, quelli che possiedono un tesoro in patrimonio archeologico e storico delle antiche civiltà ma che lo imbrattano con l' indifferenza e l'ignoranza.
Il liceo classico insegna a pensare con la propria testa, in modo autonomo, a ricercare il perché delle cose, a superare gli ostacoli più alti, assaporando la soddisfazione e l'orgoglio per aver vinto le proprie paure. Esso stimola la sete di conoscenza, ed è una "palestra" per la nostra mente, che eleva lo spirito a concetti che valgono per tutta la nostra vita.
Il liceo classico vive ancora: vive in coloro che, avendolo nella propria anima, lo donano agli altri, allievi o meno, con l'insegnamento e con l'esempio. Vive in coloro che amano la conoscenza eterna e come
l'Ulisse dantesco seguono "virtute e canoscenza"!
fonte:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/02/il-liceo-classico-e-stato-morto/698566/