Ambiente
di Camilla Fiz

Le conseguenze disastrose delle azioni
di deforestazione dell'APP hanno causato irreversibili
danni alla popolazione, al clima, alla fauna oltre che alla
vegetazione, modificando perennemente il profilo del paese.
L'Indonesia è così la terza emittente di gas serra al mondo
(preceduta solo da Cina e Stati Uniti), provocato più dell' 80%
dalla distruzione delle foreste. Tale situazione non compromette
solamente i cambiamenti climatici del singolo paese, ma di tutto il
mondo!
Ad essere messe in pericolo sono anche alcune specie come l'orango e la
tigre di Sumatra, già a rischio di estinzione.
Sumatra
è pertanto la zona più colpita dalla deforestazione di massa
dell'APP, dove anche gli indigeni hanno visto distruggere sotto i
propri occhi i loro villaggi e tradizioni.
Sorge
allora spontaneo chiedersi come sia stato possibile che tutto ciò
sia accaduto senza le proteste
di
ambientalisti. Entra quindi in gioco Greenpeace (associazione dedita
alla tutela e alla riserva dell'ambiente), che negli ultimi anni ha
difeso le foreste indonesiane, riuscendo infine ad avere la meglio
sul colosso della carta.
E'
opportuno notare come l'APP avesse violato un contratto stipulato con
creditori internazionali, secondo il quale aveva promesso di
preservare l'alta conservazione delle foreste pluviali. Invece continuò a danneggiarle, per la produzione di carta e ad acquistare
legno illegale, precisamente il ramino, caratteristico di
quell'habitat.
In
questi anni Greenpeace ha condotto un' inchiesta sulle pratiche
illegali dell'azienda, denunciando
i
marchi coinvolti e ottenendo la sospensione di rapporti commerciali
con questa. Pertanto l'APP persi i principali acquirenti e dopo la
pressione di organizzazioni ambientaliste indonesiane e
internazionali, nel febbraio di quest'anno ha ceduto e ha pubblicato
una nuova “Politica di Conservazione Forestale” con cui sancisce
un cambiamento storico per le foreste indonesiane e pone fine alla
deforestazione.
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