venerdì 22 novembre 2013

Attivisti di Greenpeace arrestati per la loro protesta

Di Vladimiro Labate

Il 18 settembre 2013 due attivisti di Greenpeace, organizzazione non governativa (ong) ecologista in prima linea nella difesa dell'ambiente e contro lo sfruttamento delle risorse naturali, sono stati arrestati dalla Guardia Costiera russa, mentre tentavano la scalata della piattaforma petrolifera Prirazlomnaya della compagnia Gazprom nel Mar Glaciale Artico. Essi stavano protestando pacificamente contro lo sfruttamento, da parte delle multinazionali, dei giacimenti dell'"oro nero" nei mari del Polo Nord. Dei colpi di avvertimento contro i due sono stati sparati dai militari russi, che hanno minacciato successivamente di mirare alla nave Arctic Sunrise, base mobile dei blitz ecologisti, se essa non avesse lasciato l'area intorno alla piattaforma.

Il video della scalata della piattaforma da parte dei due attivisti e degli spari dei militari

Poche ore dopo 8 uomini dei servizi speciali della Marina russa sono stati calati da un elicottero sull'imbarcazione degli ambientalisti, che si trovava in acque internazionali, attuando un vero e proprio blitz militare. Essi hanno arrestato, puntando loro le pistole alla testa, 28 attivisti dell'organizzazione, tra cui l'italiano Cristian D'Alessandro, e due giornalisti freelance, ed hanno sequestrato la Arctic Sunrise.


Il video del blitz militare della Marina russa contro la nave Arctic Sunrise

Secondo Greenpeace, agli arrestati è stata negata inizialmente l'assistenza legale e la tutela da parte delle ambasciate (infatti gli attivisti sono di diverse nazionalità). A partire dal giorno successivo al blitz, l'ong ha organizzato un movimento di protesta per liberare gli Arctic30, così soprannominati gli attivisti arrestati, e si è appellata alle diplomazie nazionali per sbrogliare l'intricata matassa. Pochi giorni dopo l'arresto i militanti sono stati accusati dal tribunale di Murmansk, nel nord della Russia, di pirateria, reato punito dalla legislazione russa con un massimo di 15 anni di carcere, e sono stati posti sotto custodia cautelare per due mesi. Ma il 23 ottobre le autorità russe hanno annunciato di aver derubricato il capo d'imputazione in teppismo, punibile con 7 anni di detenzione.
L'11 di novembre gli arrestati sono stati trasferiti dal carcere di Murmansk in un centro detentivo a San Pietroburgo.
La liberazione dell'attivista italiano Cristian D'Alessandro
Fonte: www.greenpeace.org
Dopo circa 60 giorni di prigionia, il 20 novembre la brasiliana Ana Paula Maciel è stata la prima degli Arctic30 ad essere scarcerata su cauzione. Dopo di lei altri 12 attivisti, tra cui l'italiano D'Alessandro, sono stati liberati, mentre altri 7 attendono l'esecuzione della scarcerazione. Soltanto all'australiano Clive Russell la detenzione è stata estesa di tre mesi.
Intanto presso il Tribunale Internazionale del Diritto Marino ad Amburgo, è iniziato il 6 novembre il processo nei confronti della Russia richiesto dall'Olanda, stato in cui è registrata la nave sequestrata Arctic Sunrise. Il procedimento giudiziario si basa sulla Convenzione Onu sul Diritto Marino sottoscritta anche dalla Russia, la quale però ha fatto sapere di non voler partecipare e di non voler accettare la sentenza del Tribunale. L'Olanda ha chiesto l'applicazione della legge per il diritto alla protesta pacifica, sollecitando la scarcerazione degli attivisti e il dissequestro della nave.

Fonti: www.greenpeace.org, www.lapresse.it, www.larepubblica.it, www.ansa.it

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